Caffè letterario: letture ed esercizi per studenti di italiano LS/L2

Caffè letterario: letture ed esercizi per studenti di italiano LS/L2

Migliora il tuo italiano leggendo e divertendoti!

Italian book

Ti piace leggere e vorresti leggere in italiano? Questo spazio fa per te! È uno spazio dedicato agli studenti di italiano amanti della cultura italiana e appassionati dei libri italiani. L’idea di questo progetto è nata su Instagram grazie alla collaborazione con una mia collega, Francesca Felici. Entrambe siamo grandi lettrici, crediamo nel potere della lettura nell’insegnamento e nell’importanza della cultura.

In che cosa consiste caffè letterario?

Selezioniamo un libro italiano, ti proponiamo un estratto da leggere e delle attività didattiche per praticare il tuo italiano e ti diamo appuntamento su Instagram per una chiacchierata in diretta sul libro del mese.

Qui sotto troverai alcuni estratti di libri italiani da leggere gratuitamente e alcuni esercizi per praticare il tuo italiano. Buona lettura e buon divertimento!

Letture di livello intermedio

Novecento – Alessandro Baricco (1994)

Libri italiani: Novecento di Baricco

Il primo testo è un breve estratto dal testo teatrale di Alessandro Baricco, Novecento. Qui sotto troverai una breve introduzione al testo, un estratto da leggere incentrato sul personaggio principale e degli esercizi.

Introduzione al testo

Novecento è un testo teatrale, scritto sotto forma di monologo. Secondo Baricco il testo può essere definito come una via di mezzo tra «una vera messa in scena e un racconto da leggere ad alta voce». È una lettura corta ma molto profonda. La storia è ambientata su un transatlantico in mezzo all’oceano. Nel 1998, è uscito il film di gran successo “La leggenda del pianista sull’oceano” diretto da Giuseppe Tornatore. Numerose sono le rappresentazioni teatrali, ne puoi trovare alcune anche su YouTube. Nel 2008 è stata tratta anche una storia a fumetti per Topolino ispirata alla storia di questo personaggio: “La vera storia di Novecento”.

Ora leggerai un dialogo tra i due protagonisti di questo libro: Tim Tooney, il narratore, trombettista del transatlantico e Novecento, un pianista eccezionale, nato e cresciuto a bordo di quella nave.

  • Leggi il testo e guarda un breve estratto dal film “La leggenda del pianista sull’oceano” diretto da Giuseppe Tornatore. Poi leggi le affermazioni e rispondi con Vero o Falso.

Testo

“Una volta chiesi a Novecento a cosa diavolo pensava, mentre suonava, e cosa guardava, sempre fisso davanti a sé, e insomma dove finiva, con la testa, mentre le mani gli andavano avanti e indietro sui tasti. E lui mi disse: “Oggi son finito in un paese bellissimo, le donne avevano i capelli profumati, c’era luce dappertutto ed era pieno di tigri”. Viaggiava, lui. E ogni volta finiva in un posto diverso: nel centro di Londra, su un treno in mezzo alla campagna, su una montagna così alta che la neve ti arrivava alla pancia, nella chiesa più grande del mondo, a contare le colonne e guardare in faccia i crocefissi. Viaggiava. Era difficile capire cosa mai potesse saperne lui di chiese, e di neve, e di tigri e … voglio dire, non c’era mai sceso, da quella nave, proprio mai, non era una palla, era tutto vero. Mai sceso.

Eppure, era come se le avesse viste, tutte quelle cose. Novecento era uno che se tu gli dicevi “Una volta son stato a Parigi”, lui ti chiedeva se avevi visto i giardini tal dei tali, e se avevi mangiato in quel dato posto, sapeva tutto, ti diceva “Quello che a me piace, laggiù, è aspettare il tramonto andando avanti e indietro sul Pont Neuf, e quando passano le chiatte, fermarmi e guardarle da sopra, e salutare con la mano.”

“Novecento, ci sei mai stato a Parigi, tu?” “No.” “E allora…” “Cioè… sì.” “Sì cosa?” “Parigi. ” Potevi pensare che era matto. Ma non era così semplice. Quando uno ti racconta con assoluta esattezza che odore c’è in Bertham Street, d’estate, quando ha appena smesso di piovere, non puoi pensare che è matto per la sola stupida ragione che in Bertham Street, lui, non c’è mai stato. Negli occhi di qualcuno, nelle parole di qualcuno, lui, quell’aria, l’aveva respirata davvero. A modo suo: ma davvero. Il mondo, magari, non l’aveva visto mai. Ma erano ventisette anni che il mondo passava su quella nave: ed erano ventisette anni che lui, su quella nave, lo spiava. E gli rubava l’anima. In questo era un genio, niente da dire. Sapeva ascoltare. E sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente. I segni che la gente si porta addosso: posti, rumori, odori, la loro terra, la loro storia… Tutta scritta, addosso. Lui leggeva, e con cura infinita, catalogava, sistemava, ordinava… Ogni giorno aggiungeva un piccolo pezzo a quella immensa mappa che stava disegnandosi nella testa, immensa, la mappa del mondo, del mondo intero, da un capo all’altro, città enormi e angoli di bar, lunghi fiumi, pozzanghere, aerei, leoni, una mappa meravigliosa. Ci viaggiava sopra da dio, poi, mentre le dita gli scivolavano sui tasti, accarezzando le curve di un ragtime.”

Estratto video – Trailer del film “La leggenda del pianista sull’oceano” di Giuseppe Tornatore.

Attività di comprensione

  • Novecento è un personaggio enigmatico e misterioso. In questo passaggio lo conosci meglio. Leggi le seguenti affermazioni e rispondi con Vero o Falso.

Attività di lessico

  • Qui sotto trovi delle citazioni tratte dal testo che hai appena letto. Scegli la risposta corretta.

Attività di ascolto

Seconda attività di ascolto

  • Vuoi approfondire la storia di Novecento? Ascolta questa video recensione di Noemi Cuffia per Alma TV e rispondi poi alle domande.
  • Dopo aver ascoltato la recensione di Noemi, leggi le domande e scegli la risposta corretta.

Spero che questo primo viaggio letterario in compagnia di Novecento ti sia piaciuto! Ricordati di visitare il sito di Francesca per altre letture & attività!

I tacchini non ringraziano – Andrea Camilleri (2018)

I tacchini non ringraziano

Il secondo testo è un breve estratto dal racconto L’anno della grande caccia (parte della raccolta I tacchini non ringraziano) di Andrea Camilleri. Qui sotto troverai una breve introduzione al testo, un estratto da leggere e degli esercizi.

Introduzione al testo

I tacchini non ringraziano di Andrea Camilleri è una raccolta di dodici brevi racconti sul mondo animale. Come afferma Camilleri queste storie sono tratte dalla sua realtà, non sono favole né racconti inventati ma appunti su animali che ha incontrato, appunti per non perdere la memoria, senza una struttura definita. I protagonisti dei racconti sono infatti gli animali che hanno incrociato il cammino di Camilleri, alcuni domestici, altri selvatici. È una lettura divertente, leggera, grazie alla penna ironica dell’autore, e, a tratti, commovente. Insegna senza pretese a rispettare la dignità del mondo animale.

Ogni animale protagonista di questi racconti ha la sua personalità e le sue caratteristiche. Ma hanno tutti un tratto in comune: ci stupiscono. Ci meravigliano con la loro intelligenza e furbizia, come la lepre che mima la sua propria morte per poi fuggire libera tra i campi, o il pappagallino che imita alla perfezione la voce dell’autore, o con la loro bellezza, come l’apparizione di una volpe o di una tigre, di cui l’autore si innamora perdutamente.

Perché Camilleri sceglie di scrivere un libro sugli animali? Principalmente per due motivi: il primo, come afferma l’autore nella nota finale del libro, è quello di testimoniare che ai suoi tempi gli animali non erano ancora artificiali. Per il secondo motivo Camilleri scrive: «se veramente un giorno riusciremo a sapere quale opinione hanno di noi gli animali, sono certo che non ci resterà da fare altro che sparire dalla faccia del pianeta, sconvolti dalla vergogna. […] Ma vorrei che qualche mio pronipote consegnasse agli animali una copia di questo libretto perché di me, e di moltissimi altri come me, possano avere un’opinione sia pure leggermente diversa».

Il racconto che leggerai si intitola L’anno della grande caccia ed è ambientato in campagna, nella casa di famiglia di Camilleri in Toscana.

  • Leggi il testo e ascolta un breve estratto da un’intervista a Camilleri in cui parla di questo racconto. Poi leggi le affermazioni e scegli l’opzione corretta.

Testo

Il contadino ebbe l’infelice idea di venirci a dire che proprio in fondo al nostro campo, vicino a una capannuccia di legno in rovina, aveva visto due vipere. «Che posso fare per queste vipere?» domandai il giorno appresso al contadino. «Ci metta due o tre ricci. I ricci se le mangiano, le vipere». Finalmente, una sera il contadino arrivò con due ricci enormi proprio mentre i nostri vicini erano a cena da noi.

«Ci metta i ricci» aveva detto il contadino. Ma che significava ‘mettere’? Non erano piante o vasi, erano esseri viventi. Quindi decisi di scaricarli nell’orticello che avevamo vicino a casa e di lasciarli lì. L’indomani mattina andai nell’orticello. Dei ricci nessuna traccia. Percorsi palmo a palmo tutto il campo, anche dentro e fuori la capannuccia dove il contadino aveva visto le vipere, ma i ricci erano spariti.

Andai a trovare il mio vicino. E lo sorpresi che stava costruendo una grande gabbia col fil di ferro, così grande che stava rifinendola standoci dentro. Accanto a lui c’era un riccio.

«Che fai?» «Sto costruendo una gabbia per il riccio. L’altro stanotte è scappato». «Anche i miei». Mi sorse un dubbio. «Scusa, ma se tieni il riccio in gabbia, come fa ad andare a caccia di vipere?» «Ah, già» disse «non ci avevo pensato. Ma lo metto in gabbia lo stesso, mi piace guardarlo». Ci mettemmo a chiacchierare. A un certo punto il mio amico annunziò: «Ho finito». Si guardò attorno, sempre dentro la gabbia. «Ma dov’è il riccio?» Il riccio approfittando della nostra distrazione, aveva scavato una buca e si era facilmente liberato. Ma non era scappato. Stava fermo a guardare, con una certa curiosità, l’uomo dentro la gabbia. Ma, quando il mio amico volle uscire, non poté. L’apertura della gabbia andava bene per un riccio, non per un uomo. Dovetti smontarla io dall’esterno, dato che lui l’aveva saldamente ancorata alla terra. Nel frattempo il riccio era scomparso per sempre. Fallito miseramente il tentativo coi ricci, venni spronato di nuovo alla caccia da mia suocera.

Devo dire, in tutta sincerità, che io non ero tanto convinto di questa storia delle vipere. L’estate precedente lo stesso contadino mi aveva detto, ma quella volta fortunatamente eravamo soli: «Or ora ho ammazzato una vipera». Andai a vederla. Ma quale vipera e vipera! Era  un  serpente  comune,  poco  più  lungo  di  un  metro, un innocuo verdone, uno di quelli che io da bambino, in Sicilia, agguantavo a mani nude.

«Che possiamo fare contro queste vipere?» «Ci sarebbero i tacchini» disse il contadino. «Anche loro son ghiotti di vipere». Non mi risultava. Ma andai subito dal macellaio del paese. «Vorrei due tacchini». «Glieli faccio trovare domani mattina». Me li consegnò puntualmente, spennati alla perfezione. Chiarito l’equivoco, colpa mia, non mi ero spiegato bene, me ne procurò due vivi e di grossa stazza. Avete mai provato a far entrare due tacchini enormi dentro a una comune automobile?

Con l’aiuto del macellaio e di alcuni gentili passanti, ci riuscimmo e finalmente li liberai nel campo. Come se avessero sentito l’odore delle vipere, si diressero velocemente verso la zona di caccia. Sotto ai miei occhi ammirati per il loro fiuto, oltrepassarono correndo la capannuccia, saltarono la siepe di confine con un campo vicino, sparirono in mezzo agli alberi. Se ne stavano scappando! Con un urlo, mi gettai al loro inseguimento. […]

Ancora ansimante per la corsa precedente, proprio sulla soglia del cancello tentai nuovamente di placcarli. Il balzo stavolta fu corto e ne riuscii a fermare solo uno. Però vidi che l’altro tacchino, dopo aver fatto una breve corsa, stava tornando verso di me, con un’aria che non prometteva niente di buono. Era chiaro che voleva liberare il suo compagno assalendomi a beccate. Immediatamente pensai che avrei avuto la peggio e così lasciai la presa, mi rialzai, voltai loro le spalle e me ne tornai a casa definitivamente sconfitto. Ma prima di varcare il portone, alzai la testa e dissi alla famiglia affacciata: «Se qualcuno tira in ballo di nuovo le vipere, vuol dire che facciamo le valigie e rientriamo a Roma». Nessuno parlò più delle vipere. Anche perché non riuscimmo a vederne nemmeno l’ombra.

Tant’è che due estati dopo, quando comparve don Gaetano…Una mattina, verso le sette, mentre stavo a parlare col contadino, vidi snodarsi, da un buco tra i sassi che formavano il muro del terrapieno, un bel serpentone di oltre un metro e mezzo. «La vipera!» gridò il contadino alzando minacciosamente la vanga. «Stia fermo. Non è una vipera». Era un verdone che intanto, dignitosamente, stava traversando in lunghezza il terrapieno, destreggiandosi tra i piedi delle sedie e dei tavoli. Poi entrò nella siepe che c’era a destra e sparì.

M’affrettai a mettere in guardia la famiglia. «Se ricompare, niente panico. È assolutamente innocuo». Quella sera stessa rispuntò dalla siepe, rifece in senso inverso la via della mattina, si infilò di nuovo nella sua tana. Il giorno appresso, la stessa storia. Uscita da casa alle sette, rientro alle otto. Puntualissimo. Metodico. Discreto. Dignitoso. Con un passo (si può dire così di un serpente?) sempre regolare, né troppo veloce né troppo lento. «Deve avere un impiego da qualche parte» disse la mia figlia maggiore dopo una settimana che lo vedeva andare e venire.

Lo chiamammo don Gaetano. La sera, quando rincasava, era facile che noi fossimo ancora tutti fuori a goderci la frescura. Bene, don Gaetano passava tra di noi con somma discrezione, pareva quasi volesse scusarsi. Diventò talmente di casa che, avendo letto da qualche parte che ai serpenti piace il latte, riuscii a incastrare una scodellina ricolma proprio accanto all’entrata della tana. Dopo due giorni, il latte era ancora lì. «Mangerà alla mensa» disse la maggiore sempre più convinta che don Gaetano avesse un regolare impiego con tanto di cartellino da timbrare all’entrata e all’uscita. L’estate successiva non c’era più. «Sarà andato in pensione» fu la conclusione di mia figlia.

[Testo riadattato da L’anno della grande caccia in I tacchini non ringraziano Di Andrea Camilleri]

 

Estratto video – Intervista a Camilleri.

Attività di comprensione

  • Leggi le seguenti affermazioni e scegli l’opzione corretta.

Attività di lessico

  • Qui sotto trovi alcune parole presenti nel testo che hai appena letto. Abbina ogni parola al significato corretto.
  • Qui sotto trovi alcuni aggettivi usati da Camilleri per descrivere gli animali presenti in questo racconto. Abbina ad ogni animale l’aggettivo corrispondente nel testo.

Attività di conversazione

  • Se gli animali potessero parlare… che cosa ci direbbero? Osserva le immagini qui sotto ed immagina che cosa direbbero questi animali.
foto di gatto
Foto di pappagalli
Foto di cane

Ti sono piaciute queste attività? Fammi sapere!

L’anno in cui imparai a leggere di Marco Marsullo (2019)

l'anno in cui imparai a leggere

Il terzo testo selezionato per il caffè letterario di agosto è tratto dal romanzo L’anno in cui imparai a leggere di Marco Marsullo. Qui sotto troverai una breve introduzione al testo, un estratto da leggere e degli esercizi (livello B2). Buona lettura!

Introduzione al testo

L’anno in cui imparai a leggere racconta la storia di una famiglia anticonvenzionale e di un amore sconfinato per un bambino. I personaggi principali sono: Niccolò, uno scrittore di venticinque anni, innamorato perso di Simona; Lorenzo, il figlio di Simona, di quattro anni, e il padre naturale di Lorenzo, Andres, un musicista argentino che arriva in Italia sorprendendo tutti. Niccolò e Andres sono molto diversi ma innamorati della stessa donna. Durante un periodo di convivenza, in cui Simona è in viaggio per lavoro, dovranno imparare a convivere sotto lo stesso tetto e prendersi cura del bambino. Nella loro diversità, cercheranno di ricreare una famiglia. L’anno in cui imparai a leggere  è un romanzo leggero, carico di ironia ma allo stesso tempo profondo, ricco di bellissimi pensieri sull’essere figli e genitori. È una lettura piacevole, a tratti commovente, che si legge velocemente in pochi giorni, perfetta per l’estate. I personaggi, soprattutto la figura di Lorenzo, sono credibili e costruiti molto bene, con una loro distintiva personalità. Le tematiche principali sono il rapporto padre-figlio, l’amicizia, l’amore, l’infanzia, la possibilità di lasciare un segno, l’importanza delle relazioni, degli affetti e delle proprie azioni, le dinamiche famigliari.

Attività – Introduzione al testo

  • L’immagine di copertina di questo romanzo sintetizza bene la storia. Osservala e fa’ delle ipotesi. Cerca di usare il condizionale.
l'anno in cui imparai a leggere
  1. Chi potrebbero essere questi tre personaggi rappresentati?
  2. Rappresentano la stessa persona in diverse fasi della sua vita o tre persone diverse?
  3. A chi potrebbe riferirsi il titolo?
  • Per verificare le tue risposte, ascolta un’intervista all’autore Marco Marsullo. Avevi indovinato le prime due? Non ti svelo la terza, devi leggere il romanzo!

Il testo

Al centro della narrazione di questo libro c’è la relazione movimentata tra Niccolò, Lorenzo e Andres. Per questo motivo il breve estratto che leggerai racconta il primo incontro tra Niccolò e il bambino.

  • Leggi il testo. Poi leggi le affermazioni e scegli l’opzione corretta.

Ci fu anche il mio incontro con Lorenzo. Erano passati quindici giorni dal nostro primo bacio e lei mi chiese, nell’androne del suo palazzo, se mi andasse di conoscerlo. – Non sarà un po’ presto? – dissi io, che non sapevo abbracciare i miei genitori ed ero terrorizzato all’idea che ci ritrovassimo in tre, al posto di due. Perché io in due, con Simona, mi trovavo benissimo. […]

– Macché, è un bambino di quattro anni, mica morde! – rispose lei, donna anni luce più avanti di me, madre, femmina coraggiosa, che con i suoi genitori altro che niente abbracci, li aveva persi entrambi da piccolissima in un incidente automobilistico e di loro non parlava mai. […]

– Va bene, facciamolo, – rilanciai con finta spavalderia, più incosciente di lei. – Vado a prenderlo, aspettami qui, – Simona inforcò le scale. Rimasi solo nell’androne, seduto su uno scalino. Ancora non lo sapevo, ma stavo per conoscere la persona che più avrei amato nella mia vita. […]

Ero pietrificato. Cosa avrei dovuto dire, adesso, a quel bambino? Lorenzo aveva gli occhi fermi su di me, le braccia lungo il corpo. Puntava nervosamente un piede sul pavimento in marmo dell’androne del palazzo. Ci studiammo per venti secondi buoni, in cui Simona ci invogliava in vari modi a fare amicizia. Eravamo due maschi che non avevano niente in comune, né morivano dalla voglia di conoscersi.

Poi successe una cosa. Gli occhi verdi di Lorenzo, uguali a quelli di sua madre, diventarono lucidi. Forse era per colpa di Simona, che quasi lo spingeva verso di me con una mano sulla schiena, o era il mio viso più impaurito del suo, fatto sta che quel bambino stava per scoppiare a piangere. Non so che mi sia passato per la testa, fu un istinto.

Mi sfilai una scarpa e la portai all’orecchio. Lorenzo si accese d’interesse. – Pronto? Sì? – io fingevo una telefonata. E il bambino, sempre più incuriosito, osservava un po’ me e un po’ la scarpa. – Cerca Lorenzo? È urgente? – mi mostrai allarmato, irrigidii la schiena e perlustrai l’androne. – Vedo se lo trovo, mi dia un attimo, – alzai la testa e cominciai a perlustrare l’intero androne, finanche il soffitto. Mi accorsi che le lacrime in quegli occhi verdi si erano asciugate come per magia. – Non lo vedo! Non lo vedo! – presi quasi a strillare. – Dov’è?! Fu allora che sentii per la prima volta la risata di Lorenzo. Era un carillon, lo squittio di un topo dei cartoni animati più furbo di te. – Sono qui! – lui mi si lanciò addosso per provare a sottrarmi la scarpa di mano, ma io mi alzai all’improvviso dallo scalino sul quale ero seduto. – Dove? Lorenzo, ti sento ma non ti vedo! – Sono qui, – e giù risate, che quasi non riusciva a parlare. – Qui, qui, qui! – Ma dove? – Qui, in basso, giù! Chinai la testa e vidi un visino raggiante che stendeva le braccia verso di me, quasi a slogarsi le spalle. Mi rimisi seduto sullo scalino e me lo ritrovai praticamente in braccio. Gli allungai la scarpa e lui, afferrandola: – Pronto! Pronto! Sono Lorenzo! Mentre mi scoprivo a ridere come un matto, quasi più di lui, mi accorsi che era la prima volta che parlavo, anzi che ridevo, con un bambino.

Era un’allegria diversa da ogni tipo di allegria che avevo provato fino ad allora; era vibrante, arrivava fino al centro della pancia, ti faceva dimenticare del resto del mondo. Era come tutte le battute dei miei amici da ubriachi moltiplicate per cento. Liberatoria, gratificante. Pensai di averlo conquistato, bastava fare lo stupido, farlo divertire, era stato facile. Quanto mi sbagliavo. I bambini, quando ti regalano un metro, te ne chiedono in cambio due. A differenza dei cuccioli delle altre specie, non basta farli giocare e fargli le coccole. Devi dargli ogni cosa, la leggerezza e l’intensità, la serietà e la sincerità più grande che puoi. Tutto ciò che non sei mai riuscito neanche a dare a te stesso.

 

 

Attività di comprensione

  • Decidi se queste affermazioni sono Vere o False.

Attività di lessico

  • Risolvi il cruciverba. Tutte le parole sono presenti nel breve testo che hai appena letto.

Approfondimento

  • Conosciamo un po’ meglio Marco Marsullo, l’autore di questo libro! Leggi un’intervista allo scrittore Marsullo e abbina le domande alle risposte corrette.

Attività di scrittura

  • Secondo te, che cosa possono insegnare i bambini agli adulti? Inviami un messaggio e fammelo sapere!
Foto di bambini
Foto di Yan Krukov da Pexels

Spero che queste attività ti siano piaciute! Passa a trovare la pagina di Francesca Felici per leggere un altro estratto e migliorare il tuo italiano con gli esercizi che ha preparato per te!

Il mare dove non si tocca di Fabio Genovesi (2017)

Il mare dove non si tocca

Il quarto testo selezionato per il caffè letterario di ottobre è tratto dal romanzo Il mare dove non si tocca di Fabio Genovesi. Qui sotto troverai una breve introduzione al testo, un estratto da leggere e degli esercizi.

Buona lettura!

Introduzione al testo

Il mare dove non si tocca è un romanzo autobiografico e racconta la storia del piccolo Fabio Genovesi, dalle elementari fino all’inizio della terza media, e della sua eccentrica e numerosa famiglia. Il romanzo è ambientato in Versilia, in Toscana, negli anni ’80. Racconta una storia di crescita, di un bambino diviso tra il mondo strano del Villaggio Mancini in cui è cresciuto, dove vive la sua famiglia, e il desiderio di essere “normale” come i suoi coetanei. Ma perché è strano il mondo dove è cresciuto? La famiglia di Fabio è popolata da una decina di nonni, come li chiama Fabio, in realtà prozii, con cui il bambino trascorre le sue giornate in innumerevoli attività avventurose all’aria aperta, dalla caccia alla pesca. Quello del Villaggio Mancini è un mondo a parte, libero, felice, lontano dalle regole sociali e lontanissimo da quello dei suoi coetanei.

Il mare dove non si tocca è un inno alle storie, alla diversità ed è un esempio di come la realtà, a volte, possa oltrepassare l’immaginazione. Col tempo, infatti, seguendo gli insegnamenti dei suoi innumerevoli nonni/prozii, Fabio scoprirà che la diversità rappresenta una risorsa e un valore – l’importante è amare gli altri per quel che sono – che la vita va vissuta appieno, come i suoi nonni che sono riusciti a rendere il quotidiano straordinario.

Testo

Ora leggerai un estratto tratto dal capitolo La televisione sono io. Questo passaggio rappresenta bene l’amore di Fabio e della sua famiglia per le storie.

Il nonno è mancato. La famiglia di Fabio è riunita a cena dalla nonna. Fabio quella sera prenderà il posto della televisione e racconterà una storia di famiglia. Buona lettura!

«Ma so che tutto è cambiato una sera che stavamo a cena da lei ed era speciale, perché era l’anniversario di matrimonio di lei e del nonno, e finito il dolce e stappato lo spumante abbiamo brindato verso il posto vuoto apparecchiato per lui. Poi, per abitudine, ci siamo voltati al mobile della tv, ma anche quello era vuoto. E allora la nonna, così dal nulla, è venuta da me e mi ha tirato su e mi ha messo a sedere proprio
lì sul mobile, è andata al divano e si è messa comoda senza aver finito di sparecchiare, e ha detto: «Dai Fabio, su, raccontaci qualcosa».
«Eh?»
«Raccontaci una storia, dai, stasera la televisione sei tu.» […]
«Ma cosa vi racconto? Io non so nessuna storia.»
«Ma come no, te le raccontiamo sempre. Raccontaci una cosa nostra, una cosa bella.»
«Ma quale cosa, io…»
«Su, muoviti!» ha detto lo Zio Adelmo dalla carrozzina. […]

Allora ho smesso di guardarli e mi sono guardato dentro, cercando la storia giusta. E un po’ perché pensavo al nonno, un po’ per la richiesta di una storia d’amore, ho trovato questa qua che mi piaceva così tanto, siccome era bellissima e insieme mi dava speranza di diventare come lui. […]

«Va bene» ho detto, «allora provo a raccontare quella volta che il nonno si è fidanzato con la nonna.» […]

Entrava nel negozio dove lavorava la nonna, che vendeva piatti e bicchieri e cartoline e francobolli, sigarette e saponi e insomma tutto quanto. Lei aveva sedici anni ed era bella e timidissima, e quando le chiedevano qualcosa lo trovava subito sugli scaffali, però senza mai guardare i clienti negli occhi. Soprattutto questo qua, che faceva il
barbiere nella via accanto, ed era sempre pettinato e con un baffo stretto e preciso sul labbro che si piegava insieme alla bocca mentre le chiedeva qualche oggetto in un italiano come quello degli attori al cinema, senza nemmeno un pezzettino di dialetto dentro. Insomma, alla nonna quell’uomo piaceva tantissimo, e le piaceva che ogni giorno venisse da lei a comprare qualcosa che non gli serviva. […]

Un pomeriggio già caldo di aprile, invece, il nonno arriva, si avvicina al banco e le domanda: “Signorina, mi perdoni, potrei chiederle una cortesia personale?”.
E lei, con la poca aria che le resta nel petto, risponde che può. “Vede, mi occorre della carta da lettera, e una busta.” “Ma sì, certo” e si piega a prenderle da sotto il banco. Cinque o sei tipi diversi, coi fiori, gli uccellini, con delle righe fini tutte precise e anche con niente.
“Grazie, molto gentile. Però, se non sono troppo sfacciato, le dovrei
chiedere un consiglio di sensibilità femminile. Qual è la migliore, secondo lei?”
“Be’, dipende.”
“Dipende?”
“Sì. Se è una lettera di lavoro, o amicizia, o purtroppo delle condoglianze” riesce a dire la nonna, col cuore che batte addosso a ogni parola storcendole tutte un po’.
“Ah, no no, per fortuna è un’occasione molto piacevole”, il nonno
sorride, e anche la nonna sorride. Ma il suo sorriso muore di colpo, quando lui continua: “Sa, voglio scrivere una lettera d’amore alla mia fidanzata”.

Dice così, parole come bombe. Ognuna distrugge un pezzo di mondo, e adesso la nonna non ha più niente sotto i piedi, e il cuore non sa più dove battere, lì sospeso per un secondo prima di cadere anche lui nel nulla, e spiaccicarsi sul fondo durissimo della realtà.
“E quindi, signorina, mi occorre un parere femminile. A lei quale carta piace di più?”
La nonna rimane immobile e zitta, ingolla a secco, con uno sforzo da spezzarsi in due muove le dita e prende le carte da lettera, le studia, e alla fine sceglie quella con gli uccellini. Che è ruvida e vecchia e già molle per l’umidità, e gli uccellini sono stampati male e gonfi come uccelli malati che perdono le piume, e non solo è la più brutta di quelle in negozio, ma anche nel resto dell’universo sarebbe difficile trovare una carta così schifosa. […]
Il nonno la compra insieme alla busta e al francobollo, e la ringrazia pure per la gentilezza. “Molto bene signorina, adesso mi perdoni ma vado a scrivere la lettera.”
Però lui non se ne va mica, resta lì dritto davanti a lei con quel vestito elegante e il baffo curvato all’insù, insieme a un sorriso che non finisce e anzi continua ad aumentare. E la nonna vorrebbe tenere gli occhi al banco, li alza appena per chiedere “Occorre altro?”, poi li pianta di nuovo nel legno duro che li separa.
“Be’, ma certo che mi occorre altro” risponde il nonno. “Mi occorre il suo indirizzo signorina, sennò come gliela spedisco questa lettera?”
Così le dice. […] La nonna posa le mani sul legno, per reggersi mentre le gambe tremano, e resta così finché può, aggrappata alla felicità.

[Testo tratto da La televisione sono io  in Il mare dove non si tocca di Fabio Genovesi]

Attività di comprensione

  • Dopo aver letto il brano, decidi se queste affermazioni sono vere o false. [Livello A2+/B1]

Attività di grammatica

  • Rileggi una parte del brano ed inserisci correttamente i verbi all’indicativo imperfetto.
    [Livello A2+/B1]

Approfondimenti

I nonni in questo romanzo giocano un ruolo fondamentale. Sono i maestri di vita di Fabio, ai quali l’autore dedica il libro, e sono all’origine di tantissime storie di vita straordinarie.

  • Leggi questo breve brano sul ruolo dei nonni nella società italiana contemporanea ed inserisci le parole mancanti. [Livello B1]

Il mare dove non si tocca è un romanzo autobiografico: lo scrittore Fabio Genovesi ripercorre gli anni straordinari della sua infanzia.

  • Per conoscere meglio l’autore e il suo pensiero, ascolta quest’intervista sulla sua giovinezza e scegli la risposta corretta. [Livello B2]

Ti sono piaciute queste attività? Fammi sapere che ne pensi e visita la pagina di Francesca Felici per leggere un altro estratto e migliorare il tuo italiano con gli esercizi che ha preparato per te!

I figli di Babbo Natale di Italo Calvino (1963)

Italian books for upper intermediate students

“I figli di Babbo Natale” è l’ultima novella di “Marcovaldo ovvero Le stagioni in città” di Italo Calvino.

Qui sotto troverai una breve introduzione al testo, un estratto da leggere adattato ad un livello B2, degli esercizi di comprensione e di ascolto. Buona lettura!

Introduzione al testo

Marcovaldo ovvero Le stagioni in città” è una raccolta di venti novelle, pubblicata da Italo Calvino nel 1963. Protagonista di tutti i racconti è Marcovaldo, un personaggio unico, un po’ buffo, sensibile, ingenuo e malinconico, che diverte e commuove con le sue avventure. Ogni racconto è associato ad una delle quattro stagioni. I racconti sono ambientati in una grande città industriale, che ricorda Torino. Le avventure di Marcovaldo ci svelano con grande ironia l’influenza della società moderna sulla città, la natura, le relazioni umane. È una lettura piacevole, molto divertente, ricchissima di interessanti spunti di riflessione. I temi principali dei racconti sono: il conflitto città- natura, la società moderna, la vita caotica in città, l’industrializzazione crescente, la società dei consumi.

Il primo estratto che leggerai è tratto dall’ultimo racconto della raccolta: “I figli di Babbo Natale”. In questo racconto Marcovaldo gira per la città, vestito da Babbo Natale, a consegnare regali aziendali alle famiglie benestanti per conto della Sbav, l’azienda per cui lavora.

Testo

[Testo adattato ad un livello intermedio]

Alla Sbav quell’anno l’Ufficio Relazioni Pubbliche propose di regalare dei pacchi natalizi alle persone di maggior riguardo, portati a domicilio da un uomo vestito da Babbo Natale. L’idea suscitò l’approvazione di tutti i dirigenti. Fu comprato un costume da Babbo Natale completo: barba bianca, berretto, cappotto rosso di pelliccia, stivaloni. Il capo dell’Ufficio Personale entrò in magazzino con una barba finta in mano: – Ehi, tu! – disse a Marcovaldo. – Prova un po’ come stai con questa barba. Benissimo! Il Natale sei tu. Vieni di sopra, spicciati! Avrai un premio speciale se farai cinquanta consegne a domicilio al giorno.
Marcovaldo travestito da Babbo Natale percorreva la città, sulla sella del motofurgoncino, carico di pacchi in carta variopinta, legati con bei nastri e decorati di rametti di vischio e d’agrifoglio. La prima corsa la fece a casa sua, perché non resisteva alla tentazione di fare una sorpresa ai suoi bambini. «All’inizio, – pensava, – non mi riconosceranno. Chissà come rideranno, dopo!» I bambini stavano giocando per la scala.Marcovaldo ci rimase male. – Mah… Non vedete come sono vestito? Si voltarono appena. – Ciao papà. – E come vuoi essere vestito? – disse Pietruccio. – Da Babbo Natale, no? – E m’avete riconosciuto subito?

[…]
Gli Uffici Relazioni Pubbliche di molte ditte avevano avuto contemporaneamente la stessa idea; e avevano reclutato una gran quantità di persone, per lo più disoccupati, pensionati, ambulanti, per vestirli col cappotto rosso e la barba finta. I bambini dopo essersi divertiti le prime volte a riconoscere sotto quel travestimento conoscenti e persone del quartiere, dopo un po’ si erano abituati e non si sorprendevano più.

Attività di comprensione

  • Leggi le seguenti affermazioni e rispondi con Vero o Falso.
  • Come continua il racconto? Riordina le frasi per scoprirlo!

Attività di lessico

  • Qui sotto trovi delle citazioni tratte dal testo che hai appena letto. Scegli la risposta corretta.

Attività di pronuncia

  • Ascolta queste parole e scrivile correttamente.

Curiosità

 Nel 1970, dai racconti Italo Calvino è stata tratta una serie televisiva Rai: Marcovaldo. Il personaggio principale è interpretato da Nanni Loy. Qui sotto trovi un breve estratto dell’episodio dedicato al racconto che hai appena letto.

Approfondimento sul Natale

Attività di ascolto

  • Ascolta questa canzone del cantautore Francesco De Gregori sul Natale ed inserisci le preposizioni e i pronomi mancanti.

Ti sono piaciute queste attività? Fammi sapere che ne pensi e visita la pagina di Francesca Felici per leggere un altro racconto!

I giorni dell’abbandono – Elena Ferrante (2022)

I giorni dell'abbandono

Il testo che leggerai è un breve estratto dal romanzo di Elena Ferrante, I giorni dell’abbandono. Qui sotto troverai una breve introduzione al testo, un estratto da leggere e degli esercizi. Buona lettura!

Introduzione al testo

I giorni dell’abbandono è un romanzo scritto nel 2002 da Elena Ferrante. Elena Ferrante è una tra le scrittrici italiane più amate in Italia e all’estero. Nel 2016 il settimanale Time l’ha inserita tra le 100 persone più influenti al mondo. Dai suoi romanzi sono stati tratti film e serie TV di successo. Dal romanzo I giorni dell’abbandono, nel 2005, è stato tratto l’omonimo film, diretto da Roberto Faenza e interpretato da Margherita Buy, Luca Zingaretti e Goran Bregović . La cantautrice italiana Carmen Consoli ha scritto assieme a Goran Bregović Il pendio dell’abbandono, la canzone principale della colonna sonora del film. Puoi ascoltarla qui: Il pendio dell’abbandono.

Nel 2012 le Edizioni E/O hanno riunito in un unico volume i primi tre romanzi di Elena Ferrante (L’amore molesto, I giorni dell’abbandono, La figlia oscura). La raccolta si intitola Cronache del mal d’amore, per il filo conduttore – un amore negativo e sofferente – che accomuna tutti i tre primi romanzi della scrittrice.

Attività: Intervista ad Elena Ferrante

Elena Ferrante è una scrittrice misteriosa: firma i suoi romanzi con uno pseudonimo e di lei non sappiamo quasi nulla.

  • Scopriamo insieme qualche curiosità su Elena Ferrante! Abbina le domande alle risposte corrette.

Lettura

L’estratto che leggerai è l’incipit del romanzo I giorni dell’abbandono. La storia è raccontata dal punto di vista di Olga, una donna di trentacinque anni, colta, borghese, originaria di Napoli, che abita a Torino con la sua famiglia. Fino a quel momento, Olga ha condotto un’esistenza ordinaria. Dopo un pranzo, tutto cambierà e Olga inizierà un percorso di profonda crisi interiore.

Testo

Un pomeriggio d’aprile, subito dopo pranzo, mio marito mi annunciò che voleva lasciarmi. Lo fece mentre sparecchiavamo la tavola, i bambini litigavano come al solito nell’altra stanza, il cane sognava brontolando accanto al termosifone. Mi disse che era confuso, stava vivendo brutti momenti di stanchezza, di insoddisfazione, forse di viltà. Parlò a lungo dei nostri quindici anni di matrimonio, dei figli, e ammise che non aveva nulla da rimproverare né a loro né a me. Tenne un atteggiamento composto come sempre, a parte un gesto eccessivo della mano destra quando mi spiegò con una smorfia infantile che voci lievi, una specie di sussurro, lo stavano spingendo altrove. Poi si assunse la colpa di tutto quello che stava accadendo e si chiuse con cautela la porta di casa alle spalle lasciandomi impietrita accanto al lavandino. Passai la notte a riflettere, desolata nel nostro grande letto coniugale. Per quanto riesaminassi le fasi recenti del nostro rapporto, non riuscivo a trovare segni veri di crisi. Lo conoscevo bene, sapevo che era un uomo di sentimenti quieti, la casa e i nostri riti familiari gli erano indispensabili. Parlavamo di tutto, ci piaceva ancora stringerci e baciarci, a volte sapeva essere così divertente che mi faceva ridere fino alle lacrime. Mi sembrò impossibile che volesse andarsene davvero. Quando poi mi ricordai che non aveva preso nemmeno una delle cose a cui teneva e aveva persino trascurato di salutare i bambini, ebbi la certezza che non si trattava di niente di grave.
Stava attraversando uno di quei momenti che si raccontano nei libri, quando un personaggio reagisce in modo occasionalmente eccessivo al normale scontento di vivere.

  • Comprensione 

    Leggi le domande e scegli la risposta corretta

Attività di lessico

  • Rispondi alle domande. Tutte le parole sono presenti nel testo.

Attività di grammatica

  •  Leggi il testo e inserisci le preposizioni corrette.

Ti piacerebbe approfondire la figura di Elena Ferrante? Agli studenti di livello avanzato consiglio questa intervista: Intervista a Elena Ferrante: i miei libri e l’enigma della mia vera identità.

Ti sono piaciute queste attività? Fammi sapere che ne pensi e visita la pagina di Francesca Felici  per leggere un altro estratto ed esercitarti con le attività che ha preparato per te!

 

Join the community of Italian culture lovers!

interested?

Scroll to top