Se, come me, volete sfidare le vostre aspettative su chi può scrivere dell’Italia, questo romanzo giallo ambientato a Roma farà per voi. Già dal titolo, “Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio” si rivela ironico e multiculturale. Durante le indagini su un omicidio in ascensore, persone di origini diverse svelano la propria verità soggettiva, ognuno in un linguaggio tutto suo, segnato da dialettismi, regionalismi e forestierismi. Fin dall’inizio — con la storia del cuoco iraniano che odia pizza e pasta — il tono irriverente stuzzica i fondamenti della cultura italiana.
Se avete ammirato “In altre parole” di Jhumpa Lahiri, la bravura dell’autore di questo libro sicuramente vi stupirà. Amara Lakhous, di origine algerina, non solo ha imparato la lingua italiana alla perfezione durante il suo esilio politico nel Bel Paese, ma ci ha lasciato la sua impronta creativa arabizzando l’italiano e italianizzando l’arabo tramite il protagonista/alter ego Ahmed/Amedeo.
E se avete apprezzato il classico libro di denuncia di Leonardo Sciascia, “Il Giorno della Civetta”, scoprirete con piacere che il romanzo di Lakhous gli rende omaggio e ne segue le orme, indagando il problema contemporaneo più controverso in Italia: l’immigrazione. Non a caso ha vinto il premio Racalmare-Leonardo Sciascia nel 2006.